Sei qui: Home
^Back To Top
Luigi De Giovanni
Percorsi
Sutta le Capanne du Ripa Piazza del Popolo, 21A
Studio 22 Piazza del Popolo, 22 Specchia (Lecce)
11 dicembre 2021 dalle 10.00 alle 18.00 sino all’8 gennaio 2022
Evento organizzato nell’ambito della
17 “Giornata del Contemporaneo”
indetta da
AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani
Saluti delle Autorità Istituzionali
Allestimento: Arch. Stefania Branca
A cura di: e20cult con il patrocinio del Comune di Specchia
Info: cell. 3292370646Percorsi
I misteriosi percorsi delle idee, che nascono lentamente prorompendo sino a diventare racconti, si vestono di colori, di sensazioni, d’interiorità e di vita. Raccolgono i ricordi del tempo, le impressioni di un attimo, le luci cangianti della natura che vive, per farli diventare d’incanto pennellate, fissate creando atmosfere che vogliono andare oltre il reale: oltre l’angoscia che in questi ultimi due anni ci ha attanagliato. È così che Luigi De Giovanni, seguendo i suoi pensieri, ci dona il suo mondo, le sue emozioni: il suo essere artista. Per la Giornata del Contemporaneo vuole regalarci sensazioni di risveglio o meglio di rinascita nella speranza che tutto finisca al più presto per riprendere nella gioia del vivere senza l’angoscia del COVID 19.
Federica Murgia
“L’immaginazione al potere”
Dai figli dei fiori all’urlo nel buio
Questa mostra è la percezione dell’evoluzione dei costumi e dei pensieri politici, che l’artista ha voluto descrivere con le poetiche di colori e segni che ci fanno percorrere un viaggio nei conflitti di un’epoca che, anche con terribili eventi, ha cambiato la visione della società e del mondo nonché dell’arte. L’idea è scaturita in De Giovanni dalla sensazione di un attimo che gli fece veder sviliti gli sforzi e, anche, le vite di tanti rivoluzionari e idealisti che combatterono per i loro sogni di libertà, uguaglianza, fratellanza: purtroppo concetti ancora lontani dalla coscienza di molti uomini.
La percezione dell’oggi che lui avvertì quando si voltò attratto da una scritta su una t-shirt che diceva “ho una maglietta del Che e non so perché” fu un flash che lo catapultò nel passato. Fu così che si rivide con i sogni giovanili che animavano la sua creatività e crescevano come i suoi lunghi capelli biondi, leggermente ondulati. Risentì l’eco degli slogan del sessantotto, urlati a gran voce, che avevano reso “L’immaginazione al potere” rivoluzione permanente e, purtroppo, dolorosa per molti. Da quel momento l’urgenza della pittura, catartica del suo inconscio, lo portò davanti alla tavolozza e i gesti forti e malinconici lasciarono le tracce sulla tela, dove si materializzò il suo grido metaforico di colori e simboli che si combinavano e diventavano creatività senza condizionamenti. Si liberava nell’animo dell’artista l’urlo interiore di ricerca di giustizia e libertà. I simboli riemersero nelle sue opere, raccontando i sogni di popoli che vi avevano creduto, ma qui si tingevano delle lacrime e del sangue di tante persone che non vi avevano prestato fede e che erano state discriminate o sterminate.
Così nelle pastose tinte l’artista ha amalgamato bandiere d’ideali, spesso traditi, con gli slogan che promettevano un mondo più giusto per tutti.
Nelle sue ultime opere l’amarezza si legge nelle scritte fatte con pennellate che denunciano la rabbia e la delusione di una persona che aveva creduto e si ritrova a percorrere idealmente le conquiste ma anche i fallimenti di un secolo che con le tragedie e le guerre per il potere ha fatto sì che le ingiustizie perseverassero mentre i poveri rimanevano poveri e i ricchi diventavano sempre più ricchi.
In questa mostra De Giovanni racconta l’oggi ritrovando una società dove le banche e i poteri economici decidono la sorte dei popoli. Una realtà che stridente con il sogno e le teorie dei grandi rivoluzionari che applicarono le idee dei pensatori. Contraddizioni, fra modi di vivere e ideali, che si ritrovano anche nel riferimento a Capri, luogo d’incontro di grandi filosofi che propugnavano la rivoluzione del popolo e il riscatto dei poveri, ma stavano in un luogo per ricchi.
È così che le sensazioni dell’artista si sono accavallate sino a concentrarsi nelle opere, alcune modulari, in un racconto che porta al 14 luglio, data della Presa della Bastiglia e, anche, non a caso, dell’inaugurazione della mostra che è stata aperta con la performance di un gioioso lancio di acquerelli che volevano simboleggiare speranza per un mondo più giusto. I jeans, che diventarono divisa dei giovani sessantottini che inseguivano le utopie, dialogano con i libri che ebbero allora grande significato, sono oggi fatti diventare dall’artista installazione: monito di grandi ideali disattesi. Federica Murgia
""""""""""""""""""""
QUAQUARAQUA’
Certi della loro erudizione, i saputi, sputano le loro verità con fare sicuro affermandone oggi una sempre diversa o arricchita rispetto a quella sostenuta ieri. Hanno leggiucchiato, senza troppa attenzione per i contenuti, o sentito sprazzi di notizie, anche pruriginose, che spacciano per oggettive e giuste. Si pavoneggiano, aggiungendo di volta in volta nuovi particolari, perché hanno sentito o percepito dei frammenti di voci qua e là. Frequentemente carpiscono idee, che poi spacciano come proprie, il più delle volte appiccicate, mancando lo spirito creativo e l’ideazione che dà anima ai pensieri e alle cose. Le idee, di cui si appropriano i quacquaraquà, sono monche e riescono a sorprendere il pubblico solo per poco, in quanto, non hanno un successivo sviluppo e coerente continuità. Qualche volta riescono ad avere il seguito di persone che, anche in buona fede, prestano attenzione, e per questo vanno col petto in fuori e hanno l’aria d’essere molto importanti.
id="system-readmore" /> <p>I quacquaraquà parlano sul nulla convinti di essere scaltri ma, ad ascoltarli, si capisce subito che rappresentano solo la vuotezza mentale e che possono discorrere solo di pettegolezzi, di sentito dire, di cose mai approfondite. Frasi fatte, respirate e rinforzate nei gruppi chiusi, danno il senso della loro cultura e della mancanza di ricerca dell’ideativo, del giusto e del bello.</p> <p>S’infastidiscono quando qualcuno osa confutare l’inconsistenza contenutistica delle cose di cui parlano e continuano a pavoneggiarsi con giri di parole che giustificano solo l’ignoranza: la mancanza di sostanza interiore che possa sostenerli al di fuori delle nozioni che danno loro certezze. Questi sono i quacquaraquà che mi lasciano tutte le volte con un dubbio “ci sono o ci fanno?”</p> <p>Luigi De Giovanni in otto opere ha voluto raccontare il vuoto chiacchiericcio e fare un omaggio a Leonardo Sciascia che, nel libro “Il giorno della civetta”, divise gli uomini in categorie, sistemando nell’ultima proprio i quacquaraquà, persone che, secondo l’autore, <<dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere>>. L’artista ha colto lo spunto e usando gli strumenti della pittura, ha trovato idee e sensazioni materializzando le angosce e le ferite che causa il pantano dei pettegolezzi sino a renderlo concreto nel colore che tinge in monocromo una tela di denuncia, diventata metafora del fango sputato inutilmente. Gocciolamenti, spruzzi, macchie essenziali, nelle opere in mostra, realizzate di getto, esprimono la rabbia istintiva del gesto pittorico che si manifesta, anche, mettendo in primo piano la parola, linea guida, “quacquaraquà”.</p> <p>Nell’opera “malinconia in bianco su sfondo rosa” gocciolamenti di calce, tracce di tinteggiatura di pareti d’abitazione, si rapprendono in una grande e densa macchia screpolata come se si fossero manifestati i segni del disfacimento degli ideali e dei sogni colpiti dagli schizzi melmosi. Uno sfondo rosato, traccia di speranza, contrasta con i sicuri segni bruni che esaltano il significato della cupa malinconia dell’opera che riporta ai piccoli paesi, humus che fermenta il genio ispirato, che fa avvertire sensazioni di disagio, di mancata accettazione dell’uomo per quello che è e non per quello che dovrebbe essere secondo i quacquaraquà benpensanti.</p> <p>Trama del racconto pittorico è la tristezza dell’animo, colpito dalle maldicenze, che si palesa nei dipinti denunciando la superficialità dei quacquaraquà che trasformano in schizzi di fango appiccicoso, che viene scagliato addosso alle persone per annullarle per allontanarle dal loro posto, anche sociale. Le gestuali macchie esprimono la cattiveria diventata tormento, mentre ripetere sulle tele la scritta “quacquaraquà” è una catarsi liberatoria che denuncia l’immobilità mentale di chi non sa rendersi conto del significato delle ferite che infligge. Una tela gialla, che si anima di allegra vitalità e della gioia di ricominciare nel bianco in esplosione, diventa la speranza che si afferma nell’opera dove da uno sfondo bruno di tela grezza, in cui si addensano macchie spesse di colore bianco, c’è la memoria delle persone che riescono a sfuggire al chiacchiericcio: al limo che le aveva circondate e ferite.</p> <p>Nelle opere in mostra si percepiscono le sensazioni di animi offesi e la stoltezza dei quacquaraquà: che potranno continuare con il loro impegno sparlando ed enunciando sproloqui su persone, cose o argomenti.</p> <p>I quacquaraquà sono rappresentati, con sagace ironia, in un omaggio a Leonardo Sciascia che con poche parole riusciva a donarci il clima di un paese dove anche le pareti delle case mormorano.</p> <p>L’artista con una metafora dà spunto ai loro futuri discorsi…. </p> <p> Federica Murgia</p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p> </p> <p><img src="images/IMG_9095.jpg" alt="" /></p> <p> </p>"
""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""</p>"</p>"
Scoprire i colori e amarli per sempre.
Luigi a malapena si reggeva sulle sue gambette. Aveva da poco compiuto un anno ed oltre a gattonare cercava tutti gli appigli per camminare o conquistare la posizione eretta.
La madre, come spesso le capitava, era intenta a disegnare i decori per delle tovaglie; perciò aveva messo in giro matite colorate, tempere ed acquerelli.
Sentì bussare e si alzò, erano alcune ragazze che seguivano i suoi corsi di taglio.
Sutta Le Capanne Du Ripa, Specchia - (Lecce) via Umberto I
Info: cell. 3292370646; tel. 0833 537034
E.mail:
Sito web: www.degiovanniluigi.com
Artista: Luigi De Giovanni
Titolo: Rivoluzione
Inaugurazione: 05 ottobre 2012 ore 19.00
Chiusura: 14 ottobre 2012
Un'installazione e una performance che servono a Luigi De Giovanni per raccontare della povera gente che, pur avendo vissuto la rivoluzione, non conta nulla nella scacchiera di quei pochi potenti che ne decidono, “rimestando” di continuo nel mastello del mondo, le sorti.
Che palleeeeeeeeeeee!!!... Mi guardo intorno e vedo il ripetersi del cattivo vizio di sparlare del prossimo per cercare d'apparire importanti e competenti, "ispirarsi" alle idee degli altri per dire so fare viene tramutato in so "copiare"... spudoratamente!
Mi pare che non ci sia differenza in nessun luogo e, per fare esempi, Roma, Milano, Bologna... mi appaiono pari a Sedriano, Canicattì, Vibo Valenzia....!
Certi della loro erudizione, i saputi, sputano le loro verità con fare sicuro affermandone oggi una sempre diversa o arricchita rispetto a quella sostenuta ieri.
NOTA BIOGRAFICA:
Luigi De Giovanni nasce il 12 Febbraio del 1950 a Specchia (Lecce). Sin dalla più tenera età esegue disegni ed acquerelli seguito dalla madre.
- 1967 dipinge assiduamente e fa la sua prima mostra collettiva.
- 1969 si diploma all’Istituto d’Arte di Poggiardo.
- 1970 comincia a dipingere in maniera informale usando tecniche miste e collage.
- 1974 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Roma.
- 1970 / 1978 segue il Corso Libero del Nudo.
- 1973 con il maestro Avanessian inizia lo studio dell’imprimitura delle tele e l’uso delle terre.
- 1974 si perfeziona nella tecnica ad olio.
- 1980 sperimenta la tempera all’uovo; realizza alcune opere con un unico filo conduttore “ le scalate sociali”.
- 1986 collaborazione con la Galleria degli Artisti – CAGLIARI
- 1988 sperimenta tecniche miste con l’uso di materiali di scarto simbolo di “rifiuto” quali: segatura, trucioli metallici, pezzi di gomma inservibili, carta e tessuti e successiva performance con lancio di uova.
- 1988 inizia il rapporto con la Galleria “Mentana” di Firenze che lo presenta alla Fiera Arco di Madrid.
- 1990 comincia a realizzare e ad esporre opere che hanno come filo conduttore “l’angoscia nella società attuale” e comincia ad usare i vecchi jeans come tele per le sue opere a carattere sociale e come pittosculture, con successiva installazione.
- 1998 collaborazione con la Galleria La Bacheca – CAGLIARI
- 2000 Collaborazione con la Galleria Della Tartaruga – ROMA
- 2000 comincia a fare installazioni con i jeans e vari altri materiali o oggetti.
- 2003 Collaborazione con la Galleria “III Millennio” Venezia
- 2011 performance con coinvolgimento del pubblico.
A SPECCHIA L'EVENTO ARTISTICO INTERNAZIONALE CHE PARLA DEI DIRITTI UMANI
'HUMAN RIGHTS?'2013 a cura di Roberto Ronca – Quinta edizione
Dal 10 agosto al 10 settembre 2013
ex Convento dei Francescani Neri
Specchia (Lecce)
Con il patrocinio di: Camera dei deputati, Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo,
Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Specchia